Elegguà | Aguanilebbe

Deve essere salutato prima di tutti gli Orichas. Anche i tamburi iniziano per lui e a lui si deve chiedere il parere prima di ogni divinazione perché protegge i cammini delle consultazioni e dei responsi. Signore del destino, apre e chiude la porta alla felicità o alla disgrazia. Può avere la faccia di un bambino o quella di un vecchio, preferibilmente con un sigaro in bocca e panama in testa. E’ imprevedibile, proprio come il destino. E’ il primo dei guerrieri (Elegguà, Oggun, Ochosi) ed i suoi colori sono il rosso ed il nero, ma può essere anche bianco e nero o bianco, nero e rosso. Porta una collana a pallini alternati rossi e neri (o bianchi e neri, o bianchi, rossi e neri) che rappresentano la vita e la morte, la guerra e la pace ed è adornato con 21 conchiglie che rappresentano i suoi cammini. Il suo culto è molto diffuso e per lui si mette una pietra di forma umanoide dietro la porta e sul pavimento per liberare dal male ogni volta che si entra e si esce di casa. Si sincretizza con Sant’Antonio da Padova e la sua festa è il 13 giugno. Nel ballo si muove in maniera molto rapida, corre di qua e di là, con in mano un Garavato, un bastone con il quale mima il movimento di strappare erbacce e sterpaglie per aprire e chiudere il cammino (della vita, dell’amore, del lavoro…..) e per dividere il bene dal male. Porta una borsa piena di golosità. E’ un Santo inquieto, che si auto compiace nel disturbare in maniera imprevista chi non lo rispetta ed è il messaggero di Olofi (creatore di tutte le cose).