Il Pantheon Yoruba | Aguanilebbe

Nella religione Yoruba ci sono numerosi Orichas (santi), ma solo alcuni vengono ballati.
Di seguito riportiamo i principali Orichas che generalmente si studiano in un normale corso di Afro-cubano:
– Elegguà: deve essere salutato prima di tutti gli altri Orichas e a lui si deve chiedere il parere prima di ogni divinazione, perché protegge i cammini delle consultazioni e dei responsi. Signore del destino, apre e chiude la porta alla felicità o alla disgrazia. Può avere la faccia di un bambino, ma anche quella di un vecchio, preferibilmente con un sigaro in bocca e panama in testa. E’ imprevedibile, proprio come il destino. E’ il primo del gruppo dei guerrieri insieme ad Oggùn e Ochosi. I suoi colori sono il rosso e il nero (a volte anche il bianco), il suo numero è il 3 ed i suoi multipli. Il suo simbolo è una collana a pallini alternati rossi e neri che rappresentano vita e morte, guerra e pace. Il suo strumento è il Garavato, che gli serve per aprire o chiudere il passaggio ed è costituito da un legno che nella forma ricorda vagamente il numero 1. Porta una borsa piena di golosità e nella sua danza presenta tutte le caratteristiche di un bambino, di un giovane e di un vecchio e si muove in maniera molto rapida. Il suo culto è molto diffuso e per lui si mette una pietra di aspetto umanoide dietro la porta e sul pavimento. E’ sincretizzato con Sant’Antonio da Padova e la sua festa è il 13 giugno.
– Oggùn: altro santo guerriero. Signore dei metalli, Oggùn è protettore dei fabbri, dei chirurghi e delle forze dell’ordine. Viene onorato come simbolo delle guerra e come tale temuto e propiziato. La sua dimora è nei boschi, dove vive in solitudine. Danza con un machete in mano, mimando il movimento di tagliare l’erba o di assalire animali, tergendone la lama dopo l’uccisione. I suoi colori sono il verde, il nero ed il viola, i suoi numeri il 3 ed il 7 e viene sincretizzato con San Pietro. Veste con un Maribò (falda di foglia di palma) che lo protegge dal male e può indossare un sombrero.
– Ochosi: non esiste cacciatore migliore di lui, la sua freccia non sbaglia mai. Anche lui è molto agile nel ballo e si muove molto velocemente, guardando da una parte all’altra per cercare le prede. Lo strumento che lo identifica è un arco forgiato interamente in ferro e i suoi colori sono il blu ed il giallo. Patrono di tutti coloro che sono dediti alla caccia, conosce molto bene i poteri delle erbe, dato che si muove agilmente nelle foreste. Viene sincretizzato con San Norberto.
– Changò: dio del fuoco, del fulmine, del tuono, della guerra, del ballo, della musica, della passione e della virilità. E’ il re dei tamburi e a lui appartengono i batà (tamburi sacri suonati durante le cerimonie). I suo strumento è l’ascia. Quando inizia a ballare comincia a dare colpi con la testa, simili a quelli del montone, verso i tamburi e agita in alto la sua arma. La sua danza è guerriera ed erotica ed è caratterizzata da salti e accentuati movimenti pelvici, simbolo appunto della sua virilità che mette in evidenza portando i fulmini ai genitali. I suoi colori sono il rosso ed il bianco, simboli di amore e sangue. Viene sincretizzato con Santa Barbara, protettrice dei Vigili del Fuoco.
– Babalù-Ayè: rappresenta il dio che cura le malattie. Balla con due “scopine”, una per mano, e se le passa sulle braccia, sul petto, tra le gambe per cercare di pulirsi dalla malattia. Inizia a ballare da terra, tremando, stremato dalla lebbra. Piano piano si rialza, finchè riesce a camminare, a ballare e a riprendere la sua vita normale. Viene sincretizzato con San Lazzaro.
– Obatalà: è l’oricha responsabile della creazione del genere umano, il suo colore è il bianco ed il suo numero è l’8 ed i suoi multipli. A lui sono consacrate le colombe, ed anche i serpenti ed è il padrone della mente, dei pensieri e dei sogni. Il suo strumento è l’Iruke, una coda di cavallo bianca. Gli aspetti femminili e maschili che, secondo la tradizione Yoruba, coesistono in questa entità, lo rendono unico tra gli dei. Viene sincretizzato con Nostra Signora della Misericordia.
– Yemaya: madre delle acque marine ed emblema della maternità, è raffigurata come una donna dalle forme generose; i suoi colori sono il blu ed il bianco e i suo numero è il 7. Da questa divinità è nata la vita, mentre lei stessa ha avuto origine dalle onde del mare. La sua danza ed i suoi movimenti ricordano il fluttuare delle onde di cui la dea è signora e genitrice. Indossa una lunga veste blu con serpentine azzurre e bianche, simbolo del mare e della spuma. Viene sincretizzata con la Vergine di Regla.
– Ochun: sorella di Yemayà con cui divide il regno delle acque. Signora dei fiumi, presiede su tutto ciò che è legato alla vita come l’amore, i legami matrimoniali, il piacere. Tra i suoi oggetti ricordiamo specchi, ventagli, corallo, oro, miele (con il quale si cosparge il corpo) ed un pettine di tartaruga che usa per pettinarsi con grande sensualità. Il suo colore è il giallo ed il suo numero il 5. Viene rappresentata come una bella mulatta, ottima ballerina, sempre allegra e accompagnata dal suono dei suoi campanelli. La sua danza è molto sensuale, inizia ridendo e agita le braccia per far tintinnare i suoi bracciali d’oro. Si sincretizza con la Vergine de la Carità del Cobre, santa patrona di Cuba.
– Oyà: è la divinità dei venti e delle tempeste ed è la protettrice dei cimiteri. Prima moglie di Changò, di cui assume i poteri, è considerata un’Oricha guerriero dal temperamento aggressivo. I suoi oggetti sono l’Iruke (coda di cavallo nera o marrone scuro) con il quale crea i mulinelli del vento e la Vaina (carruba). La sua danza è caratterizzata da urla, passi imponenti e giri vorticosi, come per scaricare la sua potenza. I suoi colori sono il rosso scuro e quelli dell’arcobaleno. Si sincretizza con Santa Teresa.